lunedì 19 luglio 2021

Chi vuol esser mosca umana?



La leggenda delle “inclinazioni naturali”, che sarebbero delle caratteristiche innate di un bambino che lo portano ad essere più o meno vocato per una particolare tipologia di attività (e quindi, nell’età adulta, per il corrispondente tipo di impiego o occupazione; “naturali” poiché completamente indipendenti dall’ambiente e dalla classe di provenienza) si diffuse nella pedagogia spicciola occidentale nella prima metà del XX secolo. 
Era uno strumento polemico con cui la piccola borghesia americana rivendicava il “diritto” di partecipare al banchetto della sorella maggiore, ma essendo particolarmente grato alle piccole borghesie di tutti i paesi occidentali, si diffuse rapidamente anche oltreoceano, fino a riverberare nei codici e nelle dichiarazioni di principio in molti paesi europei (vedi articolo 147 del codice civile italiano); nonostante il fatto che la parola “inclinazioni” non compaia in nessuna ricerca scientifica degna di nota, e sia inutilizzata nella letteratura filosofica. 
Ma in base alla rassicurante narrazione delle “inclinazioni naturali” si giustificava la pretesa di dedicarsi ognuno a ciò che gli garba di più, senza nulla dovere a considerazioni pratiche di sostenibilità, economiche di produttività, fattuali di ordine, disciplinari di distribuzione del lavoro. Tutta roba che possiamo trascurare: io sento “dentro di me” (lì dove nessuno può sindacare) una “inclinazione naturale” per la musica, e quindi mi dedico allo studio del violino. E nulla conta se tutti vogliono fare i violinisti, e nessuno vuole riparare le automobili: sta bene così, andremo tutti a piedi, ma circondati dalle soavi note di Paganini. 
Che in questa narrazione fosse nascosta una pretesa impossibile della piccola borghesia americana protesa alla sua arrampicata sociale, nella metà del ‘900, se ne accorsero in molti. Tra questi il grande fumettista americano della Disney Carl Barks, che proprio per ironizzare sulla nuova moda delle “inclinazioni naturali” scrisse una storia capolavoro, No such Varmint del 1951, tradotto in Italia come Paperino e il Serpente di mare

Questa storia stupenda è stata interpretata in molti modi (Qui, ad esempio, ce ne è una lettura interessante, da cui ho preso le immagini [1]), ma a me piace prenderla a paradigma per osservare la subdola ideologia borghese delle inclinazioni naturali, una delle due componenti maggiori de l’ideologia delle doti, come la chiamava Pierre Bourdieu già negli anni ‘70 (l’altra è l’ideologia del merito, messa sotto accusa da Michael Sandel nel recentissimo The Tyranny of Merit, 2021 [2]).

Riassumiamo la trama: Qui Quo e Qua non riescono ad accettare che molti abitanti di Paperopoli siano personaggi di successo, dediti ad occupazioni fighe (cioè remunerative in termini di riconoscimento sociale) mentre il loro zio Paperino è un fannullone, che si accontenta di lavoretti saltuari. 
I nipotini soffrono per questa mancanza di prestigio dello zio, più che per ristrettezze economiche - “certa gente è grande e certa gente è pidocchiosa” - un prestigio che la società paperopolese assegna, naturalmente, solo alle professioni borghesi. Ma come si intuisce osservando l’ultima vignetta della prima pagina, a questo prestigio sociale non corrisponde un valore reale. “Ed ecco l’avvocato Frottola, famoso per la sua abilità e per l’oratoria”. L’avvocato Frottola. Suona ancora meglio in inglese: The lawyer Liar. Lo si vede camminare su un cuscino d’aria, sussiegoso, tronfio e supponente, presumibilmente ricco, ed abbigliato in abiti borghesi (addirittura in tight). 
Barks vuole suggerire ai suoi giovani lettori che l’eroe borghese in realtà è un pezzo di merda: la considerazione sociale di cui gode non è meritata.
Ancora maggiore è l’indignazione dei nipotini quando vedono che lo zio si è dedicato a un nuovo passatempo inconcludente, quello di incantare serpenti, tanto da non pensare quasi più a nient’altro.
Come Barks sottolinea ripetutamente - “our heads are bowed in shame” - ciò che affligge i nipotini non è affatto la mancanza di denaro, ma la mancanza di prestigio sociale associata all’occupazione prediletta dello zio, l’incantatore di serpenti, nel modello culturale dominante. 
Ma ecco che Qui, Quo e Qua scoprono, leggendo il giornale, che c’è a Paperopoli un “professore”, uno “scienziato” in camice bianco - il prototipo dei pedagogisti sapientoni bersaglio della satira di Barks - che ha inventato una macchina in grado di scoprire le inclinazioni naturali di ognuno, misurando la “lunghezza d’onda del cervello”: una caratteristica immaginaria, ma evidentemente innata, di ogni singolo soggetto. Essendo questa lunghezza d’onda innata, per nulla correlata a fattori ambientali, c’è la possibilità che chiunque abbia l’inclinazione naturale per essere qualsiasi cosa: lo zio Paperino potrebbe essere un potenziale Dottore, oppure Banchiere (due occupazioni di alto rango, nella gerarchia fissata dal modello borghese) si tratta solo di scoprire quale sia, questa misteriosa inclinazione naturale. Meraviglioso!
Convincono dunque a fatica lo zio a sottoporsi al test, che viene effettuato, ma il professore scambia una mosca che si è posata sullo schermo per una virgola, e quindi legge la lunghezza d’onda di Paperino pari a 11,5, mentre in realtà la macchina dice 115. 
La lunghezza d’onda 11,5 corrisponde - secondo un esoterico catalogo che ha il professore, in cui ad ogni lunghezza d’onda corrisponde una inclinazione naturale - niente meno che a un investigatore: i nipotini sono addirittura entusiasti, perché il detective gode di un riconoscimento sociale elevatissimo: 
 


 
Ma queste storie barksiane contengono molto di più di quello che si legge superficialmente. 
Osserviamo la prima delle due vignette qui sopra: Fiend... Chicken Thief... Human Fly... uomo malvagio... ladro di polli... mosca umana... A parte il fatto che non ho mai capito cosa una mosca umana sia, quello che Barks ci vuole suggerire qui è che se davvero esistesse una roba innata, come la lunghezza d’onda del cervello, che si può mettere in corrispondenza biunivoca con una particolare inclinazione naturale, beh allora dovrebbe esserci una lunghezza d’onda per qualsiasi possibile occupazione, non solo per banchieri, dottori o violinisti. 
Qualcuno dovrebbe avere la sua bella inclinazione naturale per fare il malvagio, il ladro di polli o pure la mosca umana, qualunque cosa sia: l’autore qui vuole farci vedere il lato oscuro di questo concetto. 
Ma è nella seconda vignetta che Barks sottolinea di nuovo quel che gli interessa di più: a rendere preferibile una occupazione (inclinazione naturale) rispetto a un’altra non è tanto la remunerazione, è soprattutto il prestigio sociale: “Oh boy! Something we can be proud of!” Ragazzi! Qualcosa di cui possiamo essere orgogliosi! 
E questo prestigio a sua volta è assegnato in base a una tabella di valori, codificati nel canone del suo modello culturale. Nel modello culturale borghese il canone è soprattutto letterario: è Sir Arthur Conan Doyle a codificare stabilmente il detective tra le occupazioni desiderabili, creando un eroe per il suo pubblico borghese nel celebre personaggio, il detective Sherlock Holmes. 
Purtroppo per Paperino, tra gli eroi borghesi non c’è nessun incantatore di serpenti, come non c'è nessuna mosca umana..
Ma naturalmente Paperino non ha nessuna intenzione di fare il detective, e continua a incantare serpenti, nonostante le insistenze dei nipotini. Nel finale della storia, dopo che Paperino ha incantato addirittura un enorme serpente marino, il professore, resosi conto dell’errore, raggiunge la famiglia dei paperi e gli comunica che si è sbagliato, ma che la lunghezza d’onda del cervello di Paperino è rarissima, eccezionale, e gli potrebbe consentire di diventare addirittura... il più grande incantatore di serpenti di tutti i tempi! 
Purtroppo però ormai è troppo tardi. Le disavventure vissute hanno convinto Paperino a lasciar perdere i serpenti per sempre. E quindi egli torna alla sua consueta vita, fatta di lavori modesti, di poco o punto prestigio, ma che gli consentono di vivere, e che non lo rendono per questo infelice.
“Alcuni uomini sono destinati ad essere grandi dottori, altri ad essere grandi banchieri.. and some are like unca Donald - ed alcuni sono come lo zio Paperino”. 
I nipotini sono malinconici, ma Paperino non è infelice: in questa vignetta conclusiva lo si vede raccogliere sporcizia al parco, mentre è sereno e fischietta. 
Egli è immune dalla trappola della rappresentazione borghese dell’io: per qualche ragione, non è stato contaminato dal modello culturale egemone della società borghese. 

Si possono trarre diverse morali da questa storiella, lo so. Quella che suggerisco io è questa: non esistono le inclinazioni naturali, e non esistono occupazioni o lavori che siano in sé più fighi di altri. Se noi tendiamo - più o meno tutti, nelle nostre predilezioni - a preferire “violinista” a “ruspista” non è perché violinista sia di per sé più figo di ruspista. Non è perché sia meno faticoso (lo è di più: una ruspa di recente generazione si manovra in punta di dita, in un abitacolo climatizzato, silenziato, profumato, coccolati dalla musica e seduti in una poltrona come quella di Actarus di Goldrake, mentre a suonare il violino si suda, e dopo due ore il braccio ti fa male); e non è perché sia più remunerativo (lo è di meno: un operatore qualificato si fa pagare tra i 100 e i 200 euro/ora, oltre il nolo del mezzo e le indennità, per manovrare un escavatore New Holland 256B). 
No: è perché all’interno del nostro modello culturale violinista ha rango sociale superiore a ruspista, ossia riscuote una paga simbolica, in termini di riconoscimento e prestigio, di livello superiore. E ciò basta per rovesciare ogni altra considerazione di convenienza, perché i bisogni sociali sono sempre quelli che tendiamo a soddisfare per primi. 
Come ha scritto qualcuno, “La piramide di Maslow si costruisce a partire dalla cima”.

Chi vuol esser mosca umana?

La leggenda delle “inclinazioni naturali”, che sarebbero delle caratteristiche innate di un bambino che lo portano ad essere più o meno voc...